Sono state presentate questa mattina in Provincia le modalità di censimento della presenza di amianto nell’area della Bassa reggiana e il Protocollo d’intesa – siglato da Unione dei Comuni “Bassa Reggiana”, Sabar Servizi Srl, Arpa e Asl – relativo alle prime azioni di smaltimento di piccoli quantitativi che interesseranno il territorio dell’Unione.
Ad illustrare le attività, il presidente della Provincia e dell’Unione Giammaria Manghi, i sindaci dei Comuni e Marco Boselli, direttore di Sabar Servizi Srl. Il censimento dei tetti in amianto verrà effettuato attraverso un rilievo spettrale su ortofoto (fotografie aerea aventi il valore di una mappa) da parte della CGR, la Compagnia Generale Riprese aeree. A seguire, saranno messe in atto analisi di laboratorio per la classificazione dei tetti in base all’amianto contenuto e, in caso di incertezza, saranno attuate ulteriori verifiche tramite l’utilizzo di droni. Grazie a queste indagini, sarà possibile poi creare un database che restituirà ai Comuni una “fotografia” precisa della presenza dell’amianto nei rispettivi territori, che costituirà un prezioso punto di partenza.
Questi dati saranno infatti incrociati con quelli già in possesso dei Comuni, che potranno chiedere ai proprietari degli edifici in questione di provvedere alla rimozione dell’amianto o, in caso di pericolo per la salute dei cittadini, disporre ordinanze di rimozione o incapsulamento.
Nel corso della conferenza stampa sono state inoltre presentate le modalità sperimentali per la rimozione “fai da te” di piccole quantità di eternit (non oltre i 300 chili): è il caso di canne fumarie, lastre, cucce per cani, piastrelle per pavimenti, ovviamente solo se in buone condizioni in quanto per l’amianto sbriciolato è necessario contattare ditte specializzate per la messa in sicurezza.
L’operazione sarà possibile grazie a un kit per la stabilizzazione delle fibre di amianto acquistabile in ferramenta a 119 euro, un prezzo di quattro-cinque volte inferiore rispetto al costo dell’intervento di una ditta autorizzata. La procedura prevede che il cittadino, dopo l’acquisto del kit, avvisi l’Ausl e provveda autonomamente all’inertizzazione del materiale e al suo insacchettamento; dovrà poi contattare Sabar, che provvederà al ritiro e allo smaltimento in impianti autorizzati (non in discarica).
Gli otto Comuni avranno inoltre la possibilità, grazie alla collaborazione con l’azienda Aerodron, di organizzare attività formative e dimostrative con le scuole, nel corso delle quali sarà mostrata da vicino l’attività dei droni.
“Si tratta di un’azione molto significativa in quanto tratta un problema di natura ambientale molto serio, che su Reggio Emilia è caratterizzato da dati che destano preoccupazione – ha commentato il presidente della Provincia di Reggio Emilia e dell’Unione dei Comuni “Bassa Reggiana” Giammaria Manghi – Il registro regionale sui mesioteliomi ha recentemente accertato 2.249 casi in tutta la regione, per l’85,5% riconducibili all’esposizione a polveri di cemento amianto, 328 dei quali nella nostra provincia, dove si registra un’altissima incidenza: 5 casi ogni 100.000 maschi e 1,7 casi ogni 100.000 donne. Cimentarsi in questa sfida ci porta a trattare un tema serio come quello della salute dei cittadini e a farlo con un impegno non municipale ma territoriale, in quanto lo affrontiamo come Unione e con l’azienda, Sabar, che ne è espressione”.
“Importante sarà anche l’attività divulgativa che intendiamo promuovere nelle terze medie dei nostri istituti comprensivi, a ragazzi dunque in grado di cogliere i rischi dell’amianto, dove grazie anche al fascino dei droni, avremo la possibilità di sensibilizzare le nuove generazioni, così come facciamo per la raccolta differenziata, anche su queste problematiche, perché in passato proprio la mancanza di conoscenza e di una corretta cultura ambientale ha favorito l’impiego di questo materiale e, soprattutto, un non corretto smaltimento”.
Come ha sottolineato il direttore di Sabar Servizi, Marco Boselli, mostrando anche diverse significative immagini, “sono ancora tanti i rifiuti in amianto abbandonati lungo le strade, nei campi, addirittura nelle isole ecologiche, ed anche non in buone condizioni e dunque pericolosi; ma ci sono anche molti cittadini virtuosi che si informano per smaltire piccoli quantitativi, ma che spesso si fermano dinnanzi ai costi elevati, circa 500 euro, previsti per far rimuovere da una ditta autorizzata magari la vecchia cuccia di un cane, un ostacolo che ora con il kit a prezzo calmierato sarà possibile superare”.
La valenza strategica di “questo progetto che, per la prima volta in Emilia-Romagna, vede una Unione di Comuni affrontare il problema amianto”, è stato sottolineato dal responsabile marketing di Aerodron, Romeo Broglia, annunciando già per la fine di aprile la conclusione della mappatura con droni sui 315 chilometri quadrati degli otto comuni dell’Unione, “operazione che verrà eseguita attraverso la metodologia oggi più avanzata in Italia, in grado di garantire una attendibilità superiore al 90 per cento”.
Favorevole all’iniziativa anche l’Asl, presente con William Montorsi, in rappresentanza del direttore Mauro Grossi e di Emanuela Bedeschi, “per la piena rispondenza alle direttive regionali e l’indubbia utilità ai fini della salute pubblica non solo del censimento, ma in particolare degli incentivi ad un corretto smaltimento di piccoli quantitativi”.