E’ un bilancio previsionale 2016 da 121 milioni di euro – 21,9 dei quali previsti per investimenti nonostante gli ulteriori 28 milioni che Palazzo Allende dovrà restituire allo Stato a causa della spending-review – quello che il Consiglio provinciale di Reggio Emilia ha approvato oggi pomeriggio (7 favorevoli, astenuti i 2 consiglieri di Terre reggiane), dopo il positivo passaggio di lunedì nell’Assemblea dei sindaci.
Per il presidente della Provincia Giammaria Manghi – che ne ha illustrato stamattina i contenuti alla stampa insieme al segretario generale Alfredo Tirabassi e alla dirigente del Servizio Bilancio Claudia Del Rio – “chiudere per il secondo anno con i conti in ordine” rappresenta un “risultato straordinario considerando le condizioni in cui abbiamo dovuto operare e un contesto nazionale che vede ben 15 Province che ancora non sono state in grado di approvare il consuntivo 2015”.
La presentazione del Bilancio previsionale 2016 ha fornito anche lo spunto per una riflessione di metà mandato sul percorso verso l’approdo finale della riforma delle Province, avviatasi con la Legge Delrio del 2014, ed alla vigilia del referendum costituzionale del prossimo autunno.
“E’ stato un biennio che ha ridefinito l’ente, le sue funzioni e la sua pianta organica, e questo Bilancio previsionale 2016 fa proprio il punto finale del dimezzamento della spesa per il personale che eravamo tenuti a rispettare, portandola dai 15 milioni del momento di entrata in vigore della Legge Delrio agli attuali 7,5 milioni”, ha detto il presidente Manghi, precisando che il personale nello stesso periodo è sceso da 356 a 222 persone, “compresi alcuni dipendenti in comando e altri prossimi alla pensione e, soprattutto, senza alcun esubero”.
“Al di là della soddisfazione, resta in ogni caso un problema strutturale di finanziamento delle Province o, se passerà il referendum, delle Aree vaste, perché noi comunque abbiamo esaurito ogni bonus e ci siamo giocati tutte le carte che avevamo a disposizione per fronteggiare un taglio di altri 28 milioni, dopo la quarantina del triennio precedente, in termini di spending-review”, ha aggiunto il presidente ricordando come “comunque questo bilancio, che ancora una volta è annuale e non triennale come sempre avvenuto, sia stato possibile grazie a due eventi straordinari: l’eliminazione da parte del Governo delle sanzioni per il mancato rispetto del Patto stabilità, e una virtuosa gestione dell’ente che ci ha permesso di utilizzare un avanzo libero di oltre 4 milioni per il perseguimento del pareggio di bilancio”.
I tagli dello Stato
A rendere esplicite le difficoltà in cui anche la Provincia di Reggio Emilia ha dovuto operare – oltretutto in un contesto normativo in continua evoluzione – bastano i numeri del sacrificio richiesto in termini di restituzioni allo Stato per la spending-review: 28,7 milioni dopo i 21,8 dello scorso anno, gli 11,4 del 2014 e i 7,6 del 2013. In totale, quasi 70 milioni di tagli negli ultimi quattro anni a fronte di una media di 2 milioni annui del periodo 2007-2012.
A questo si aggiunge il progressivo calo delle entrate tributarie – che sono fondamentalmente rappresentate da Rc-auto e Imposta provinciale di trascrizione (Ipt) – scese dai 49,2 milioni del 2012 ai 45,3 del Bilancio previsionale 2016.
Gli investimenti
“Ciò nonostante, anche per il 2016 abbiamo previsto investimenti per 21,9 milioni di euro, in massima parte destinati a edilizia scolastica e universitaria (8,1 mln), mobilità e conservazione strade (7,1) e nuove infrastrutture stradali (5,6)” – ha annunciato il presidente Manghi – Questo è stato possibile grazie a leve finanziarie inedite e purtroppo non facilmente ripetibili per una Pubblica amministrazione, a partire dalla vendita del nostro patrimonio immobiliare: proprio ieri siamo andati a rogito per la cessione della caserma dei carabinieri di corso Cairoli a Investimenti Immobiliari Italiani Sgr, la società di gestione di fondi comuni di investimento immobiliare istituita nel 2013 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, per 2,4 milioni di euro, che si aggiungono agli 1,6 milioni della vendita dei magazzini ex Car”.
Ora la Provincia proverà a promuovere anche la cessione di due edifici tanto storici quanto preziosi, che potrebbero insieme fruttare altri 8 milioni: l’ex Ospedale psichiatrico giudiziario, “un complesso cruciale per l’assetto e la qualificazione della città”, e Palazzo Trivelli in via San Giovannino.
Fondamentale anche il sostegno avuto dalla Regione Emilia-Romagna, che ha consentito il finanziamento di due importanti opere pubbliche prese in carico dalla precedente amministrazione: “Oltre al secondo stralcio della Variante di Ponterosso a Castelnovo Monti, grazie a 2,4 milioni della Regione – che si sommano a 1,8 milioni che avevamo accantonato e a 900.000 euro di parte del ricavato della vendita della caserma – abbiamo coperto dal punto di vista finanziario anche la nuova scuola di via Fratelli Rosselli destinata a ospitare il “Secchi” così da dare più spazi al Polo di via Makallé”.
Province o Aree vaste, servono risorse certe
“Ma se sul fronte delle scuole sono comunque garantiti investimenti significativi grazie anche ai mutui Bei, che consentiranno tra l’altro il raddoppio del “Gobetti” di Scandiano, o alla nostra decisione di sforare il Patto di stabilità che permetterà l’adeguamento sismico del liceo “Chierici” di Reggio, altrettanto non si può dire per l’altra nostra funzione fondamentale, ovvero la manutenzione e, dunque, la sicurezza delle strade – ha affermato Manghi – Stiamo per appaltare opere per circa 2 milioni, ma sono risorse insufficienti a garantire la manutenzione a cui siamo abituati sui circa mille chilometri di strade provinciali”.
“Credo sia assolutamente indispensabile una modifica di natura strutturale del sistema di finanziamento degli enti di secondo grado delineati dalla riforma che, Provincia o Area vasta che siano dopo il referendum, dovranno comunque continuare a garantire innanzitutto la sicurezza di strade e scuole e, dunque, dei cittadini – ha concluso il presidente Manghi – Condivido il percorso che si è ipotizzato per rinunciare a entrate tributarie dirette come Rc-auto e Ipt, anche perché le imposte sono proprie di un ente eletto direttamente dai cittadini e noi non lo siamo più, e surrogare questa mancate entrate con finanza derivata, assegnando alle Province le risorse necessarie a provvedere alle proprie funzioni, sulla base di costi standard ed effettive esigenze”.