Festa del Tricolore 2016, il discorso del presidente Manghi

Porto il benvenuto della Provincia di Reggio Emilia alla Presidente della Camera, onorevole Laura Boldrini, e al Ministro Del Rio.  E un caloroso saluto al  Prefetto Raffaele Ruberto, al Sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, al Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, a tutte le autorità civili, militari, religiose, ai cittadini presenti in questo teatro, a tutti coloro che stanno seguendo le celebrazioni del 219° anniversario della nascita della bandiera italiana ed in particolare gli studenti delle nostre scuole.

 

Nel 2016, questa storica e gioiosa ricorrenza coincide con il primo anniversario dell’attentato alla sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo. Al ricordo commosso di quelle 12 vittime, desidero unire a nome della comunità reggiana la nostra vicinanza al popolo francese, tragicamente colpito anche il 13 novembre 2015 dalla barbarie terrorista con le stragi di Parigi.

 

Il Tricolore che oggi celebriamo è legato indissolubilmente al Tricolore francese non solo per l’aspetto ma soprattutto per i nuovi ideali di libertà, di uguaglianza e di fraternità che quel vessillo incarnava agli occhi dei patrioti del Nord Italia, i quali fraternizzavano con le truppe napoleoniche durante la campagna d’Italia contro la potenza austriaca.

 

Valori che oggi siamo chiamati a reinterpretare – per rispetto di quei patrioti, del nostro Tricolore e dei nostri figli – in chiave di convivenza pacifica; a mantenere ben saldi al centro del nostro agire quotidiano perché di fronte al terrore, di fronte a un conflitto diverso – combattuto con altri stili e altri modi rispetto al passato – si può e si deve reagire solo senza chiuderci in noi stessi, ma rimanendo comunità vera, aperta verso chi cerca migliori condizioni di vita e si sposta per il mondo. Non dobbiamo tornare a sbarrare le frontiere aperte con Schengen, come purtroppo sta accadendo in queste ore, ma continuare – come ricordò una grande reggiana, Nilde Iotti –  a “cogliere negli altri solo quello che di positivo sanno darci e non combattere ciò che è diverso, che è “altro” da noi”.

 

La libera circolazione da un Paese all’altro è stata una delle più grandi libertà che l’Europa unita ci ha donato.  

Certo, è indispensabile che i governi europei trovino un’intesa vera non per richiudere, ma per presidiare le frontiere, condividendo l’onere dell’accoglienza e respingendo chi non ha diritto di restare.

 

Così come di fronte alle difficoltà di differenti modelli di integrazione – dall’assimilazionismo francese al multiculturalismo inglese – dobbiamo  interrogarci su quali possano essere i nuovi criteri regolatori di una società dell’accoglienza, che assicuri una convivenza civile, pacifica e ricca di opportunità per tutti: che non sia solo una anonima coesistenza o, peggio ancora, un legame vincolante che obbliga le diverse culture a spogliarsi della propria identità.

Libertà, uguaglianza e fraternità sono valori per noi irrinunciabili. A partire proprio da quella libertà ancora oggi negata in troppi angoli del mondo e minacciata nel nostro continente; la libertà di pensiero ed anche di critica, attaccata un anno fa; la libertà dei nostri giovani di andare a un concerto, allo stadio o in un ristorante, presa di mira il 13 novembre. 

 

Sul riconoscimento di questa libertà non possono esserci se o ma. Per questo ho particolarmente apprezzato, proprio in occasione della manifestazione di solidarietà al popolo francese tenutasi qui a Reggio Emilia lo scorso novembre, la testimonianza civile di vera condivisione portata da una rappresentanza della comunità islamica reggiana: una disgiunzione inequivocabile nei comportamenti è fondamentale da parte di un popolo che deve camminare con noi perché l’integrazione si fa soltanto insieme.

 

Nella complessa ricerca di un nuovo modello di vera, giusta e feconda integrazione, in Italia – a Reggio e in Emilia in particolare – abbiamo un alleato forte e insostituibile: la scuola. Le nostre aule rappresentano una palestra quotidiana di accoglienza e integrazione perché lì, ogni mattina, bambini e ragazzi di ogni colore e di ogni credo sono chiamati a confrontarsi e a crescere: insieme.

 

Abbiamo molto da imparare dalle scuole, da questi preziosi laboratori di quotidiana integrazione. E abbiamo molto da fare per le scuole. Non solo per renderle sicure, accoglienti e belle, ma anche per sostenere al meglio gli insegnanti affinché siano messi nelle condizioni ottimali  per educare i giovani all’incontro con il diverso.

 

E’, questo, un tema che tocca molto da vicino la Provincia, una istituzione come ben sappiamo al centro di un profondo processo di riforma che, tuttavia, non ha sottratto a questi enti la fondamentale competenza sull’istruzione e sulle Scuole di Istruzione Secondaria di II grado,  in particolare: che noi intendiamo esercitare al meglio, come abbiamo sempre fatto, ma per riuscirci abbiamo inevitabilmente bisogno delle risorse necessarie a garantire un investimento così importante per il benessere e la pace della nostra comunità.

 

Proprio la stagione di riforme che non solo la Provincia, ma l’intero nostro Paese, sta vivendo, può rappresentare una straordinaria opportunità per uscire dalle secche di un crisi prolungata e ripartire – tutti insieme – con rinnovato slancio.  

Il 2016 sarà l’anno del referendum confermativo delle riforme costituzionali: uno snodo fondamentale nella storia della nostra Repubblica, al quale dobbiamo tutti arrivare preparati e consapevoli.

 

E’ anche il primo anno che questa provincia affronterà con 42 e non più 45 Comuni. E il partecipato e coraggioso percorso di innovazione istituzionale intrapreso da amministratori e cittadini di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto – che a primavera daranno vita al nuovo Comune di Ventasso – potrebbe essere nei prossimi mesi condiviso anche dalle comunità di Campegine, Gattatico e Sant’Ilario d’Enza.

 

Nel 2016 proseguirà nel suo cammino di riforma anche la Provincia di Reggio Emilia, chiamata ad affrontare – nel solco tracciato dalla Legge Delrio e dagli indirizzi regionali – il secondo tempo di un riordino verso un nuovo soggetto politico-amministrativo, l’area vasta, ancora tutto da delineare nei perimetri, ma soprattutto nei contenuti.

 

Le istituzioni reggiane ed emiliane, insieme alla nostra Regione, stanno insomma dimostrando di non aver timore del cambiamento, ma di voler essere protagoniste del proprio destino; trovando strade innovative che ci permettano di dare risposte concrete e di qualità alle nuove istanze che provengono da comunità profondamente mutate, in questi anni, a livello tanto demografico quanto economico.

 

E’ un sforzo che vede impegnati anche associazioni di categoria, sindacati, la cooperazione, il sistema sanitario. Un intero territorio che, con il pragmatico ottimismo che contraddistingue questa terra, cerca di elaborare soluzioni dal contesto locale per rispondere al meglio a dinamiche globali e, soprattutto, ai bisogni di famiglie e imprese. Senza difendere rendite di posizione e senza aver paura anche di cambiare … le carte geografiche!

 

Di questa grande stagione di riforme, l’Emilia-Romagna e Reggio Emilia in particolare devono essere convinte protagoniste. Vogliamo essere, oggi come 219 anni fa, quella “città animatrice d’Italia” a cui un giovane Foscolo dedicò l’Ode a Bonaparte Liberatore, rendendo omaggio ai reggiani che “primi veri Italiani, liberi cittadini vi siete mostrati, e con esempio magnanimo scoteste l’Italia già sonnacchiosa”.

E vogliamo farlo tutti insieme – senza lasciare indietro o peggio ancora fuori nessuno – coinvolgendo l’intero sistema territoriale, nel segno di quella unità espressa dal Tricolore che oggi celebriamo e con la serenità di chi è convinto che ogni cambiamento può essere un’occasione per crescere.

 

Viva il Tricolore, viva Reggio Emilia, viva l’Italia!

 

Giammaria Manghi

Presidente della Provincia di Reggio Emilia

Pubblicato: 07 Gennaio 2016