Il laboratorio di scienze del Liceo Moro di Reggio Emilia, da oggi, è dedicato alla memoria delle Vittime del Vajont. La cerimonia di intitolazione è avvenuta questa mattina, 16 novembre, alla presenza – oltre che del dirigente scolastico Roberto Villa, della professoressa Fulvia Maria Gabriella Gueli, responsabile del progetto, della classe 3H che vi ha partecipato, degli assessori all’Istruzione di Provincia e Comune di Reggio Emilia, Ilenia Malavasi e Iuna Sassi, di rappresentanti dell’associazione Bentivoglio di Gualtieri da tempo gemellata con il gruppo di Protezione civile di Longarone, ma soprattutto di una folta delegazione dei comuni colpiti dalla strage di mezzo secolo fa guidata dai sindaci di Longarone ed Erto-Casso, Roberto Padrin e Luciano Giuseppe Pezzin, accompagnati dai superstiti Italo Filippin, Carolina Teza, Giuseppe ‘Bepi’ Vazza e i coniugi Armando e Nives Fontanella.
La mattinata si è aperta con il saluto del dirigente scolastico Roberto Villa e degli assessori all’Istruzione di Provincia e Comune di Reggio Emilia. “Quella di oggi è molto di più di una semplice intitolazione, è un’altra tappa importante di un percorso di studio e di approfondimento per tanti giovani che porteranno per sempre il ricordo di questo giorno simbolico, che li aiuterà a crescere, a diventare cittadini consapevoli, attivi e attenti, in grado di salvaguardare il valore del rispetto per le persone e anche per il territorio”, ha detto l’assessore Ilenia Malavasi, mentre Iuna Sassi ha ricordato “questa tragedia che allora ci colpì profondamente e che ora, grazie al prezioso lavoro svolto dal liceo Moro, rimarrà nella coscienza di tutti i ragazzi”.
La professoressa Gueli ha quindi presentato il “Viaggio della memoria nei luoghi del Vajont”, nato nel 2009 al Moro come uno dei percorsi del progetto nazionale “Cittadinanza e Costituzione”, che da allora ha visto sei classi del liceo scientifico recarsi sui luoghi del disastro (e altre quattro classi ripeteranno l’esperienza la prossima primavera). In particolare dall’anno scolastico 2010/11, grazie al lavoro avviato dalla professoressa Gueli con la 1H del Liceo delle Scienze applicate, il progetto ha assunto particolare rilevanza anche come approfondimento di parte dei contenuti svolti nella programmazione didattica di Scienze naturali (geodinamica esogena). Questa mattina gli stessi studenti della 3H – presenti anche i ragazzi delle classi che la prossima primavera effettueranno il Viaggio della memoria sui luoghi del Vajont – hanno quindi mostrato il lavoro svolto nel loro percorso, con una serie di immagini e di frasi suggestive, perché “i ricordi non si sgretoleranno come le pietre”.
E che, in quella valle, il ricordo della tragedia di mezzo secolo fa sia ancora ben vivo, lo hanno confermato i sindaci di Longarone ed Erto-Casso, Roberto Padrin e Luciano Giuseppe Pezzin, ed i superstiti Italo Filippin, Carolina Teza, Giuseppe ‘Bepi’ Vazza e i coniugi Armando e Nives Fontanella. Un ricordo misto ancora a tanta rabbia per una strage che poteva e andava evitata; per uno Stato dal quale le popolazioni si sono sentite abbandonate; per una giustizia lenta e ingiusta; per una stampa che allora (ma anche adesso se la Gazzetta dello sport giusto lo scorso maggio ha presentato la tappa del Vajont titolando “Si pedala dove 50 anni fa crollò la diga”) non seppe o non volle raccontare la verità, tranne rarissime eccezioni: Tina Merlin dell’Unità all’epoca, Lucia Vastano oggi, il cui prezioso lavoro si è aggiunto a quello dell’attore Marco Paolini e del regista Renzo Martinelli. “Il Vajont è il peggior esempio di fallimento di gestione del territorio, ma anche della giustizia italiana, perché alla fine in pratica nessuno ha pagato”, ha tra l’altro detto il sindaco Padrin, invitando i ragazzi a continuare “a visitare le nostre terre, perché solo vedendo ci si rende conto di cosa è stato capace l’uomo, ovvero ammazzare oltre 1.900 persone e abbandonare i sopravvissuti, e si può comprendere come il profitto non vada mai messo sopra a tutto e tutti e come la natura debba essere sempre rispettata”.
Docenti, ragazzi e delegazione veneto-friulana si sono quindi recati per la cerimonia di intitolazione alle Vittime del Vajont del 9 ottobre 1963 nell’Aula di scienze del Moro che da anni, grazie alla volontà di quanti lo conducono e lo frequentano, rappresenta non solo uno spazio scolastico tra i più attivi del liceo, ma soprattutto un valido e interattivo supporto per acquisire conoscenza e consapevolezza: il luogo perfetto, insomma, per ricordare le oltre 1.900 persone che morirono in quella strage e per proseguire un progetto incentrato sui luoghi della memoria, quali laboratori di conoscenza e di riflessione. “Ma anche per ricordare – ha concluso il dirigente scolastico Roberto Villa – che alla scienza devono sempre accompagnarsi saldi valori morali, per far sì che i risultati che si ottengono siano sempre a beneficio, e mai a danno, dell’umanità”.