Grazie alla sua struttura e ai lavori portati avanti dall’Associazione il Teatro Sociale di Gualtieri presenta la possibilità di essere utilizzato come struttura sperimentale e d’avanguardia, come spazio flessibile capace di accogliere tutti. In seguito a grossi lavori di consolidamento strutturale è stato privato completamente del palcoscenico originario: questa mancanza, che impedisce un utilizzo convenzionale del teatro può essere considerata un enorme handicap, in realtà apre molte diverse soluzioni.
UN TEATRO ROVESCIATO
La platea, convenzionalmente adibita al pubblico, diviene palcoscenico per attori e musicisti, e nel luogo dove un tempo vi era il palcoscenico sono catapultati improvvisamente gli spettatori. Si tratta di un rovesciamento fisico e concettuale. La struttura a palchetti del teatro si trasforma istantaneamente in una sorta di scena fissa e le performance degli attori si sviluppano, oltre che sul piano orizzontale, anche su quello verticale. Siamo di fronte ad una rifunzionalizzazione eterodossa e dissacrante del teatro all’italiana mossa da un’idea altra del fare teatro. Il ferro di cavallo viene piegato verso nuove forme di utilizzo e la rappresentazione perde i connotati di piccolo rito borghese per acquisirne immediatamente di nuovi e più interessanti.
Alla scelta del ribaltamento si affianca quella di mantenere il Teatro Sociale al suo stato attuale, non solo evitando di ricostruirne il palcoscenico, ma evitando qualunque opera di restauro delle decorazioni, dei velluti, degli intonaci, ed ogni intervento teso a riportare il teatro alle sue condizioni primigenie con processi che rischiano fortemente la falsificazione. Per rendere nuovamente funzionale il teatro è stato sufficiente installare un impianto elettrico e montare strutture di sostegno per le luci di scena, per l’amplificazione audio e per le funzioni di regia. Strutture leggere che hanno il vantaggio non andare a intaccare o modificare le attuali condizioni dell’edificio.
Il Teatro Sociale di Gualtieri appare esploso, come fosse stato sventrato da un bombardamento.
“Quando si restaura un teatro in rovina, abbandonato o totalmente distrutto dal fuoco bisogna mantenerlo identico? In passato teatri come quelli di Francoforte, Brest, Barcellona, Venezia, Bari ecc. sarebbero stati restaurati? Il Théâtre des Bouffes du Nord a Parigi e l’Harvey/Majestic a New York verranno un giorno restaurati? Alla lunga la distanza tra il mondo contemporaneo e l’estetica di questi teatri d’altri tempi andrà aumentando, e un giorno molti non saranno probabilmente altro che musei.”
Queste parole di Jean-Guy Lecat, scenografo e collaboratore di alcuni tra i più grandi drammaturghi e registi del mondo da Beckett a Dario Fo, da Ronconi a Peter Brooks, sono frutto dalle giornate di studio di Architettura & Teatro, convegno tenutosi a Reggio Emilia dal 2004 al 2006 al Teatro Cavallerizza.
UN TEATRO FLESSIBILE
Nell’ottica di mantenere il Teatro Sociale di Gualtieri aperto alle multiformi esigenze del teatro contemporaneo è stata prevista anche la possibilità di un utilizzo degli spazi nel verso “tradizionale”: pubblico in platea e attori e musicisti nella zona dove un tempo era il palcoscenico Anche in questo caso sullo sfondo si sviluppa una sorta di scena fissa col magnifico arco a sesto acuto che titanicamente regge il peso del tetto, mentre le antiche strutture murarie del palazzo divengono delle specie di quinte “naturali”. Ne risulta l’immagine di un teatro destrutturato. Le strutture sceniche per luci, audio e regia sono state studiate proprio per potersi rovesciare e consentire il passaggio da un verso all’altro molto velocemente, tanto che spesso sono gli artisti stessi poche ore prima dell’inizio della rappresentazione a scegliere come utilizzare lo spazi.